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Il piede pronato primitivo
Il piede pronato (= piede valgo, pronazione del retropiede, ecc.) è quella condizione in cui la parte posteriore del piede si inclina verso l’interno in maniera eccessiva.
Questo movimento di pronazione del retropiede è un momento fisiologico che compare per due volte nello svolgimento del passo normale (che appunto è un alternarsi di pronazione e supinazione). La sua accentuazione o la sua persistenza nel corso della crescita sono però da considerarsi anomale.
La pronazione del retropiede si realizza per uno scivolamento verso il basso e verso l’interno da parte dell’astragalo, il che condiziona un movimento opposto del calcagno; il risultato è una caduta all’interno del retropiede, con maggior sporgenza mediale del malleolo tibiale e della testa dell’astragalo.
Lo scivolamento dell’astragalo provoca un cedimento dell’arco interno, che porta molto spesso ad un appiattimento della volta del piede (= piede piatto).
In fase di sviluppo, lo spostamento all’interno del centro di carico dell’arto inferiore condiziona un atteggiamento in valgismo del ginocchio o, al contrario, una crescita della tibia con un varismo più accentuato del normale.
Nello stesso tempo lo scivolamento interno dell’astragalo provoca un atteggiamento in rotazione interna di tutto l’arto che, oltre a mutare i rapporti articolari all’articolazione coxofemorale, condiziona un abbassamento anteriore del bacino (antiversione) e di conseguenza un aumento della lordosi lombare; questa a sua volta può causare un aumento della curva di cifosi dorsale e un aumento della curva di lordosi cervicale.
Le alterazioni posturali dell’arto inferiore e del bacino motivano poi l’instaurarsi di rigidità muscolari condizionanti il movimento dell’arto: ciò aiuta a mantenere e consolidare l’atteggiamento viziato del piede.
Si comprende quindi come sia importante intervenire nella correzione del piede pronato onde evitare una cascata di problemi posturali a monte di esso.
I fattori che portano ad una pronazione del retropiede sono fondamentalmente di 2 tipi (a volte combinati tra loro):
fattori strutturali: ossei (alterazioni strutturali del complesso astragalo-calcaneo-scafoideo, sinostosi tarsali)
legamentosi (lassità costituzionali)
muscolari (anomalie congenite)
fattori funzionali : deficit propiocettivo-posturali
deficit muscolari
psicologici (?)
Per la risoluzione dei problemi strutturali è decisivo solo l’intervento chirurgico (in genere un’artrorisi del tarso, cioè il blocco dello scivolamento dell’astragalo sul calcagno mediante l’inserimento di una vite): decenni di trattamenti hanno infatti dimostrato in questi casi l’inutilità di presidi per la correzione "meccanica" del piede, quali plantari o calzature ortopediche.
Al contrario i fattori funzionali possono essere modificati, con un paziente iter rieducativo.
Fintantochè non esiste una netta strutturazione (a livello articolare) è possibile condizionare l’atteggiamento del piede, tanto quanto è possibile modificare un vizio posturale della colonna vertebrale o della spalla, condizionando almeno in parte anche lo sviluppo osseo.
Il tutto si realizza reimpostando gli schemi motori cerebrali tramite condizionamenti del piede, sia di natura meccanica (volontari) che sensoriale (agendo sul Sistema Tonico Posturale): un percorso di esercizi atti a questo scopo viene impostato con l’Educatore Posturale (3-5 sedute) e seguito poi a casa dal bambino sotto il controllo dei genitori. Se necessario viene impostato anche un programma di esercizi di allungamento atti a vincere eventuali rigidità muscolari dell’arto che si oppongono alla modifica della postura del piede.
A volte viene contemporaneamente consigliato l’utilizzo di un plantare; non già con lo scopo di posizionare il piede in un atteggiamento corretto (plantare "meccanico") ma al fine di stimolare i neurocettori del piede (plantare "propiocettivo") per favorirne la modifica posturale.
La collaborazione dei familiari è essenziale per la riuscita del programma rieducativo: è infatti essenziale che tutti gli esercizi vengano eseguiti in modo assolutamente corretto e con costanza quotidiana. Il percorso dura alcuni mesi, a seconda delle capacità adattativo-motorie del bambino, e prevede dei controlli periodici (con eventuali modifiche del programma di esercizi) da parte dell’Educatore Posturale o dello specialista Ortopedico a seconda delle necessità.